……………………………… Fermare in una foto un mondo  sconosciuto che non rivedrò mai più,  carico di  emozioni e sensazioni,  realistico,  duro e a volte brutale  ……..…….. senza  mai distogliere lo sguardo ma lasciando entrare immagini  colorate di mondi così lontani  …………




Le vaste dimensioni sono la prima cosa che mi saltano agli occhi anche se  Silvia non condivide molto questo mio punto di vista, ribadendo che vi sono spazi come il Sahara o la Patagonia che colpiscono di più, e avrebbe ragione se io mi riferissi soltanto all’Uzbekistan ………………..ma io penso ad una regione  che va oltre le linee di confine, un territorio  sconfinato che si estende dal Mar Caspio alla Cina, dalla Siberia verso sud fino all’Hindukush,  un mondo fatto di steppe desertiche, desolati deserti ed inaccessibili catene montuose,  distese di terre che dividono me dall’orizzonte ed un cielo che ti guarda con aria indifferente, dove  lasciando la strada principale potresti  viaggiare per centinaia e centinaia di km incrociando soltanto una o due strade in mezzo al niente.  Ho sempre considerato l’Asia Centrale un grande vuoto sulla cartina geografica ed anche oggi,  per molti,  rappresenta un luogo sconosciuto, una regione sperduta situata chissà dove sulla cartina geografica. 



La seconda cosa che mi colpisce  è il paesaggio con la sua storia. Ho guardato negli occhi un mondo che anni prima ripercorrevo nei racconti di Marco Polo in cui  la fantasia viaggiava nei  luoghi fantastici dove secondo messer Polo ……..…… pascolava  l’unicorno. Grandi condottieri come Alessandro Magno  e  “ geni “ militari negativi come Tamerlano  riscrissero, ridisegnarono e  rimodellarono  la storia a loro uso e consumo. La via della seta che per due millenni  fu la porta per l’oriente collegando l’Asia all’Europa da cui passarono in occidente  sete e carta   cambiando  usi e costumi di milioni di persone, ma che fu anche il punto di incontro e scontro di civiltà e potenze diverse in un viaggio che alcuni troveranno affascinante mentre altri ne rimarranno delusi ………………………… ma sicuramente non vi lascerà  indifferente. Viaggeremo tra città che riassumono in sé il meglio e il peggio dell’Asia Centrale, 
ma ora il viaggio comincia ………… presto ………… si parte.



Va  detto che questo viaggio mi tocca affrontarlo con una zavorra che da un mese mi opprime, il mal di schiena, fastidioso infimo ma sopportabile e che mi ha portato ad alleggerire il mio bagaglio al minimo indispensabile,  specialmente nelle escursioni. Cri si è sacrificata portando uno zainetto con dentro praticamente di tutto, anche la mia parte, io lo chiamo zainetto magico : ti ci potresti perdere cercando qualcosa, è incredibile ma in quello zainetto lei ha di tutto, anche quello che secondo me non serve in quel momento e  viaggiare leggeri è anche una questione di comodità. Ma quando glielo  faccio notare lei mi risponde – non si sa mai può sempre servire -  e in effetti non posso darle torto, può sempre succedere di tutto ovvio, lo capisco…………… ma io…………. questa risposta la conosco perché è sempre la stessa,  e la cosa mi infastidisce e mi urta proprio perché quella risposta è sempre la stessa e io me l’aspettavo. Certe volte mi piacerebbe pensare che le cose non cambieranno e che rimarranno come sono,  mi piacerebbe sapere  che il presente dia qualche garanzia  per il futuro, vorrei fidarmi di quello che mi gira in torno e non proteggermi con la filosofia del non si sa mai, avere la  certezza che se c’è il sole non pioverà, che se studi troverai lavoro, se fai il bravo a Natale riceverai dei bei regali e se qualcuno ti ha fatto una promessa quella promessa la manterrà……………..ma mi rendo conto che non è sempre così………………….così ci infilo anche un block notes, per degli appunti che non prenderò mai e viaaaa!!!!!!!!!!


Tashkent è capitale dal 1930 ed è una città originale,  anche qui in modo diverso saltano all’occhio i vasti spazi, ampi viali in stile sovietico con tassisti che parlano russo, grandi edifici statali, imponenti e squadrati e tutti con lo stesso stile inconfondibile, il tutto pulito ordinato come ………………… in un  perfetto stato di polizia.



 Per me è solamente una città di passaggio,  priva di fascino, ma se si va oltre l’impatto iniziale, non è poi così male.  Sicuramente colpisce la doppia personalità una stana fusione tra islam rappresentato dall’85% della popolazione anche se la maggior parte non  osservante e l’impronta architettonica sovietica che non passa inosservata.


Il bazar  è molto grande sormontato da una strana cupola che lo fa assomigliare da lontano ad una navicella spaziale.



Dentro c’è praticamente tutto quello che cresce nel paese …………………..sono allergico ai bazar in generale, ma se si vuole entrare nel clima del posto non esiste posto migliore di un mercato con i suoi colori e i suoi odori .......





Il museo di Arti Applicate occupa un bellissimo edificio con interni in stucco e legni intagliati. Offre una selezione di tessuti e ceramiche notevolmente raffinate.







Il monumento del milite ignoto, fatto erigere  dal presidente  Uzbeko Karimov in memoria dei soldati caduti nella seconda guerra mondiale, mi sembra degno da inserire a ricordo in questo blog, e perlomeno  va dato atto al presidente Karimov per il buon gusto di non essersi costruito monumenti in proprio onore.



Teatro dell’Opera.


Questo complesso commemorativo include un mausoleo ed una madrasa  con accanto la moschea del venerdì.


In questo modesto edificio è racchiusa la cosa più importante da vedere a Tashkent :  il Corano di Osman,  ritenuto il più antico del mondo, portato a Samarcanda da Tamerlano, poi a Mosca ed infine qui accanto alla spartana moschea di Telyashayakh. 


Istituto Islamico.



Khiva evoca nella storia carovane di schiavi, crudeltà barbariche e terribili viaggi attraverso steppe  desertiche…………………..oggi è  un piccolo gioiello cinta da possenti mura con torri semicircolari lungo tutto il perimetro……… e pare sospesa nel tempo ai margini del deserto del Karakum. 



Moschea Juma, interessante costruzione caratterizzata da centinaia di colonne in legno intagliato che creano un effetto particolare.



Il suo minareto.


La madrasa più grande di Khiva. Quando le truppe  zariste invasero questa regione instaurarono in questo edificio il protettorato russo.


A differenza di altre città, il centro è rimasto integro, così ben conservato che la sua vitalità è quasi completamente scomparsa. La si può considerare un grande museo all’aperto e bisogna lavorare di fantasia per cogliere l’atmosfera misteriosa e caotica di un tempo.  






Il complesso di Kunya – Ark comprende una moschea, la zecca e attraverso un corridoio si arriva all’Harem composto da due file di colonne.Le pareti come le torri laterali sono completamente rivestite con piastrelle e maioliche ornate con complicati disegni vegetali. 





Madrasa  trasformata in albergo nel quale abbiamo soggiornato, interessante l’architettura che comprende delle nicchie ad archi lungo tutto il perimetro. Mosaici a mattonelle e maioliche fanno da sfondo ad un minareto particolare, completamente rivestito in piastrelle smaltate, che sarebbe dovuto diventare il più grande minareto dell’Asia Centrale, ma la cui costruzione fu interrotta alla morte di Mukhammad – Amin – Khan all’altezza di 26 metri.







Madrasa Khurdjum.



Circa duecento anni fa venne costruito questo complesso legato al nome Alla-Kuli-Khan, madrasa cavanserraglio ed il palazzo dal nome Alla-Kuli-Khan, sembra una fortezza con le sue mura coronate da merli, piccole torri e portoni fortificati, il tutto coronato da cortili chiusi, terrazzi ombrosi con colonne  e logge.







Era il cortile familiare dei Khan, comprende 5 abitazioni per il Khan e le sue mogli, è un piccolo capolavoro d’arte di Khiva. Pareti, soffitti e le colonne sono ricoperti da irripetibili disegni ornamentali dipinti con colori tradizionali bianchi, blu e azzurro.





Complesso di Islam-Khodja che comprende questo grazioso minareto, il più alto di Khiva,  costruito i primi anni del novecento.


Sedersi ad aspettare,  guardare e pensare, in questo viaggio mi è capitato di farlo spesso, e mi ha permesso di osservare un mondo da un’altra angolazione: donne avvolte in  coloratissimi vestiti sgargianti……………



……….anziani che ti guardano incuriositi nei loro riti quotidiani  seduti sotto gli alberi a raccontarsi  la vita che passa……………………….


…………… e bambini che  fanno da sfondo ad un palcoscenico di persone serene e nonostante tutto……………..  all’apparenza felici.


 Ho sempre considerato la felicità molto importante, oserei dire essenziale. Con Chiara   abbiamo fatto brevi  riflessioni sul significato dato a questo termine;  a me tornano in mente i  padri fondatori che inserirono  la  “ricerca della felicità “ nella  Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America …………… la cosa mi ha sempre colpito e incuriosito, e non sono mai riuscito ad entrare in un ordine di idee su questa necessità, questo BISOGNO da parte loro di associare la felicità, alla libertà e alla vita ……… considerarla un valore ……….. bah !  Chissà se un giorno riuscirò a trovare una  risposta che mi soddisfi.


Mi piace l’essenzialità di questo modo di vivere, certo dovuto alla necessità e non per scelta. Lo capisco perfettamente e lo preferisco al mio mondo fatto di  oggetti banali e superflui dei quali spesso diventiamo schiavi, oggetti che non riusciranno mai a soddisfarci e che non ci renderanno mai  felici e che in più non servono quasi mai al nostro benessere. Se siamo sinceri è realmente così.


Occorrerebbe vivere in maniera più …… contenuta, consumare meno , e non a causa della crisi periodica, ma come scelte di vita di …… chiamiamola essenzialità.  Proporre teorie  di decrescita, superamento del Pil, con tutte le tensioni sociali che questo tipo di scelte comporterebbe.  “Essere liberi di”  lo comprendiamo tutti ma essere liberi da è più complicato e ci si arriva dopo un percorso personale non applicabile a tutti.


 Più osservo  queste persone che come in un palcoscenico mi scivolano davanti e più sono convinto della necessità di un cambiamento.  La scuola non ci  ha mai insegnato la possibilità di un possibile cambiamento, la famiglia ci ha offerto modelli da imitare o già preconfezionati,  e quando sento un giovane che sceglie un percorso di studi piuttosto che un altro soltanto perché pensa di avere più prospettive o di guadagnare di più, non sento parlare un ventenne ma un vecchio  quarantenne. Abbiamo rovinato una generazione con il precariato togliendole un elemento fondamentale: la speranza, obbligandola a ripagare interessi fino alla morte senza ricevere niente in cambio.  La  pubblicità ci ha offerto un quadro perfetto da copiare, il circo televisivo ci ha anestetizzato ad una lenta angosciosa agonia con il calcio ed il grande fratello, abbiamo anche smesso di leggere perché certe voci fuori dal coro ci infastidivano, ma questo avanzare ad occhi chiusi questo accettare le regole del profitto e del consumo è un benessere fragile e questo sistema economico fatto di mezzi di strumenti di giochi di media di chiacchiere e di arricchimento personale  non produce lo stare bene in  armonia pace ed equilibrio e nemmeno la felicità …………  sicuramente non nelle persone abbienti. Occorrono altri valori, altri punti di riferimento fuori dal consumismo e fuori dal capitalismo, ma queste sono altre storie  …………… e  forse il problema è solo mio, bah! ..... Chi può dirlo.


Distese infinite di lande desertiche dove gli orizzonti si dilatano verso l’infinito  ci accompagnano in questo interminabile trasferimento fino a Bukhara.



E’ la  città più sacra dell’Asia Centrale e la più rispettata della civiltà islamica. Capitale nel  X sec.  dell’impero Samanide, Bukhara  non è cambiata molto negli ultimi secoli, ed è la più fedele per farsi un’idea di come fosse questa nazione prima dell’arrivo dei Russi.  Sotto il dominio Samanide  l’Ark, ossia  la città regale all’interno della città, fu circondata da possenti mura protettive le quali furono pesantemente bombardate ad opera dell’Armata Rossa nel 1920. In questa piazza nel lontano giugno del 1842 il colonnello Stoddaart e il capitano Connoly , furono costretti a scavare una fossa ed in seguito giustiziati e  decapitati. Il governo Britannico scelse di lasciar perdere la questione e tutto finì.




 Il mausoleo dei Samanidi, in virtù della perfetta forma geometrica,  è riconosciuto come un capolavoro di architettura ed è il classico modello islamico di cubo cinto da cupola. È una delle più antiche costruzioni dell’Asia Centrale costruita con mattoni cotti.


Secondo una leggenda, nel XXII sec.  Giobbe colpì il terreno con un bastone in questo punto facendo fuoriuscire dell’acqua. Sopra la sorgente venne costruito il mausoleo  Chashma Ayub.


La prima volta che ho sentito parlare dell’Iman Ismail al-Bukhari è stato da parte del mio ex compagno di calcio Sig. Sati Mohammed.  Mi raccontò dell’opera scritta frutto del suo enorme lavoro, tradotta si intitola “ la raccolta corretta “,  che costituisce la più importante opera religiosa islamica composta da un essere umano, dal momento che i musulmani credono che il Corano sia la parola di Dio. L’edificio è tristemente brutto e non mi trasmette niente ma quello che conta è quello che rappresenta per milioni di persone ed in particolare per il Sig. Sati che  per la sua alta dote morale merita una citazione in questo spazio. Questa foto la dedico a lui.


La moschea Magoki-Attari è la più antica moschea collocata nel cuore di Bukhara, e nel medioevo era adibita al culto degli adoratori del fuoco.


Da quasi 1000 anni questa sacra torre domina la città  dichiarando la grandezza della fede islamica, ed ai suoi piedi nacque il complesso centrale di Bukhara. Gengis Khan rimase talmente impressionato alla vista di questo minareto che ordinò di risparmiarlo.





Una delle tre madrase fatte costruire dal nipote di Tamerlano. Una scritta sopra la porta d’entrata recita “L’aspirazione verso il sapere è il dovere di ogni musulmano e musulmana”.


Madrasa Abdulaziz-Khan grandioso il complesso decoro.


Funziona come principale moschea del venerdì. Mosaici interamente decorati con piastrelle smaltate. Usata in epoca sovietica come magazzino, fu riaperta al culto nel 1991.






Di fronte si erge imponente una delle istituzioni ecclesiastiche più rispettate del periodo post-sovietico:  la madrasa  Miri-Arab. L’entrata è vietata ma si può sbirciare l’interno attraverso una grata.






Il complesso Bolo-Hauz comprende la classica moschea centrasiatica  con la parte estiva che presenta soffitto dipinto  e  colonne in legno caratterizzate da complicati capitelli e stalattiti.


Complesso architettonico commemorativo di Bakha Ad-Din Nakshbandi protettore di Bukhara. A fianco la necropoli con sepolti i reggenti Shebanidi.




Si chiama “dei Quattro minareti” per ovvi motivi.  Questa straordinaria madrasa fu fatta costruire agli inizi dell’800.



Questa grande costruzione rettangolare è una dimora per meditazione sufi.


Facente parte dello stesso complesso, questo antico caravanserraglio venne successivamente trasformato in madrasa sul cui portale vennero raffigurate delle fenici volanti.



Residenza di campagna degli emiri di Bukhara. Misto di stili probabilmente in voga in quel periodo   …………..






Non esiste praticamente niente anteriormente alla discesa di Gengis Khan il quale  lasciò terra bruciata alle sue spalle in tutti i territori che non si sottomettevano al suo Khanato.  Va però detto che successivamente, sotto la pax mongola, regnarono stabilità legge e ordine.  In seguito alla morte di Gengis Khan e della successiva divisione dell’impero in favore dei suoi 4 figli,  lotte intestine tra Khanati e clan locali porteranno alla ribalta un genio militare che condizionerà questa  parte di mondo, destinato a diventare il tiranno dei tiranni: Timur Barlas detto Temur-i-Lang o, come viene ricordato in Occidente,  Tamerlano. Questo è il posto dove lui nacque,  Shahrisabz.


A volte la storia è davvero strana. Entrambi questi grandi conquistatori saccheggiarono, massacrarono selvaggiamente centinaia di migliaia di persone innocenti, distrussero città che riuscirono a risollevarsi soltanto secoli dopo,     ma solo uno dei due è ricordato nei libri di storia come un grande statista.
Eppure nel suo piccolo Tamerlano  fu un genio militare, nelle sue campagne militari distrusse l’impero musulmano delle Indie. La  potenza mongola dell’orda d’oro fu abbattuta con formidabili azioni militari  e non mi capacito come, dopo la sanguinosa battaglia di Ankara dove entrambi gli eserciti si scontrarono all’urlo di Allah Akbar, i  Turco-Ottomani siano riusciti a risollevarsi e ad abbattere anni dopo l’Impero Romano d’Oriente. In questo contesto c’è mancato veramente poco che l’Islam sparisse definitivamente dalla faccia della terra e, se in alcune zone dell’Asia Centrale sopravvisse, in altre regioni  scomparve definitivamente.  Shahrisabz  fu la seconda capitale del regno di Tamerlano.  Quest’oasi  divenne principato sotto il Khanato mongolo e fu abbellita da costruzioni monumentali ma che non arrivarono integre ai nostri giorni.


Questa avrebbe dovuto essere la porta d’entrata  ………  il resto alla vostra immaginazione.


I particolari di questi ciclopico complesso sono menzionati  nel diario dell’ambasciatore spagnolo che descrisse dettagliatamente le magistrali decorazioni, i rivestimenti ed i mosaici di squisita fattura, le immagini araldiche di leoni, soli e l’emblema di Tamerlano fatto di  tre cerchi. Una delle scritte ornamentali del palazzo recitava “ Se dubiti della nostra grandezza, guarda i nostri palazzi”.



I successori  di Tamerlano continuarono l’opera di abbellimento della città.




Qui è sepolto il figlio maggiore di Tamerlano.


In questo mausoleo è sepolto il maestro spirituale di Tamerlano.




Questa cripta, secondo la testimonianza dell’ambasciatore spagnolo, venne costruita su ordine di Tamerlano per se stesso. Tamerlano morì alla vigilia della grandiosa campagna cinese,  e qui ne rimane solo il tumulo perché la storia volle seppellirlo a Samarcanda:  era l’anno 1405.  Il tutto non è niente di eccezionale, ma merita una visita solo per ripercorrere le orme di un “grande” uomo.




La prima volta che sentii parlare di Samarcanda era alla radio, era una canzone  ed io molto giovane  ……… mi  piacque subito. Raccontava di festeggiamenti, di  canti e balli per la fine della guerra e di un soldato che vide una donna che lo guardava con occhi minacciosi. Spaventato il soldato si recò dal suo re e lo supplicò di dargli un cavallo per fuggire il più lontano possibile da quella donna. Il re lo accontentò e con il cavallo più veloce fuggì verso Samarcanda. Convinto di essere in salvo, entrando in città rimase stupito nel ritrovare tra la gente di nuovo quella donna. Rassegnato le chiese per quale motivo giorni prima lo guardasse minacciosa. La donna, che a quel punto si era rivelata essere la morte, gli spiegò che alla festa non lo stava guardando assolutamente con aria minacciosa ma con stupore perché lei doveva cogliere la sua anima oggi qui a Samarcanda e quindi non capiva come avrebbe potuto arrivare tanto lontano e in così poco tempo. In sostanza, fuggendo per salvarsi, il soldato era corso incontro alla sua fine. Credo che si possa trarre una morale da questa canzone …………  puoi anche scappare o nasconderti, ma il destino alla fine è sempre puntuale. Io non credo al destino, ma la canzone è molto bella. Samarcanda è il capolinea del nostro viaggio, potremo definirla come una ciliegina sulla torta,  il luogo più importante  e carico di significato.  Siamo  nel cuore dell’antica Transoxiana,  la terra fra i due fiumi Syr Darya  e Amu Darya.  Nessun nome richiama alla mente la via della seta più di quello di Samarcanda, e per la maggior parte delle persone ha la stessa risonanza mitica di altri posti leggendari come Kathmandu, Varanasi,  Angkor …………. luoghi resi immortali nell’immaginario collettivo occidentale da poeti e drammaturghi di epoche passate, pochi dei quali in realtà videro queste città di persona.  Qui  Alessandro Magno uccise il suo compagno d’infanzia  Clito ………  Clito il Nero, così lo chiamavano   prima che il suo esercito distrusse completamente la città.  A noi rimane il suo stupore quando la vide la prima volta “Tutto quello che ho udito di Marakanda è vero,  tranne che è più bella di quanto immaginassi”.  Si susseguirono  Turchi, Arabi, Persiani, Karakhanidi, Karakitai e scià della Corasmia prima che Gengis Khan spazzasse via tutto nel lontano 1220.

Cent’anni dopo,  Tamerlano fondò un impero che si estendeva dalle Indie al Mediterraneo e Samarcanda ne fu il simbolo. Ora lui è sepolto qui nel mausoleo Guri Amir e la sua lapide è in pregevole giada nera, accanto a due dei suoi figli e a due nipoti…………..




Questo complesso commemorativo è strettamente legato al nome di Susa Ibn Abbas, cugino del profeta Maometto. La storia dice che fu ferito e morì presso le mura di Samarcanda, e nonostante tutto il posto emana oltre ad una forte energia una raffinata bellezza.









Il più grande osservatorio astronomico del XV sec. Qui si misuravano i movimenti dei corpi celesti. La posizione esatta fu scoperta da un archeologo russo che trovò i resti di un enorme  strumento astronomico con un quadrante di 40 metri. L’aspetto reale rimane sconosciuto, e lo si può vedere solo nelle ricostruzioni scientifiche.




La moschea Bibi Khanym era il tesoro più bello del suo impero. Considerata la più grande del mondo islamico non potè niente contro il tempo ed il resto cadde con il terremoto del 1897. Al centro del cortile oggi si trova il leggio di marmo per il sacro Corano dalle dimensioni gigantesche.






Questo è Registan, il luogo più straordinario di tutta l’Asia Centrale, un complesso di enormi edifici ricoperti da stupende maioliche ed incastonate di raffinati mosaici. Le sei strade principali che portavano agli angoli dell’impero partivano da questa piazza, ma qui ora parlano le immagini  ……











Grazie a tutti quelli che hanno contribuito a questo viaggio.



Considerazioni finali.


Stando alla nostra accompagnatrice, simpaticissima ragazza Uzbeka di nome Soya, la situazione politico sociale di questo paese è tra le migliori, con un presidente regolarmente eletto a più riprese perché la gente è contenta e non vi sono alternative ………………. Storie vecchie già ascoltate, sono tutte uguali………………….
E’ vero,  il presidente Karimov è stato eletto ………………. Ma con più del 90% delle preferenze.  Ovvio che con queste percentuali pensare a dei brogli è il minimo.  Siamo in un perfetto stato di polizia, potrei cominciare a  raccontare la strage di Andijon, nella valle di Fergana.   O raccontate dell’obbligo da parte degli studenti ad andare a raccogliere il cotone per patriottismo forzato …… come dice Soya ………… ma non ne ho voglia. 
Voglio  limitarmi a ricordare solo quello che resterà per sempre nella mia memoria:  un paese povero, ma di quella povertà nobile, fiera e dignitosa. Non dimenticherò mai i tratti dei loro volti, belli con quel taglio particolare degli occhi…………. i colbacchi, le calzature di lana decorate a mano con gesti antichi da signore che ti scambiano un saluto con un sorriso ed i bambini, scalmanati come sempre, correre in tutte le direzioni mentre mamme avvolte in scialli variopinti che si affannano nel contenerli ………… sì un paese povero  …………  ma dignitoso.